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Il tema dell’inclusione sociale è tra i più dibattuti negli ultimi mesi. Dal movimento Black Lives Matter, all’approvazione del DDL Zan, alla legge anti-LGBT in Ungheria, il mondo sta spostando la sua attenzione sui diritti del “diverso” e sulla necessità di garantire armonia, sicurezza e integrazione alle comunità che ancora oggi sono considerate minoranze.

In questo contesto, i brand — nel mese del Pride Month 2021, ma anche lungo tutto l’arco del 2020 — hanno preso posizioni forti. Le loro iniziative non si sono fermate al mero cambio avatar-arcobaleno, a post sporadici sui social media o alla release di un prodotto in edizione limitata.

Brand da Kellog’s, a Lego, a Disney a Puma, hanno creato progetti a sostegno della diversità, con una forte funzione educativa. In un’intervista rilasciata alla CNBC, il Chief Communication Officer di Glaad Rich Ferraro ha dichiarato: “I brand hanno un potere immenso. È usando la loro influenza nell’educare stakeholder, impiegati, consumatori e anche politici” che possono fare, davvero, la differenza (ndr).

Inclusione sociale in Italia: come si comportano i brand

Anche se l’impegno dei creator ha portato a oltre 110 mila contenuti pubblicati sui social nel 2020, solo l’1% di questi provengono da collaborazioni con le aziende. Il tema dell’inclusione sociale è ancora un tabù in Italia? Complice anche lo stop dovuto al Covid-19, molte aziende hanno creato legami sporadici con gli influencer, piuttosto che costruire progetti di inclusione sociale nel lungo periodo. E vedremo tra poco perché invece è importante costruire un Journey con i creator per essere credibili.

Inclusione sociale sui social media: i canali preferiti dagli Influencer

Il 75% dei creator italiani sceglie Instagram come canale preferenziale per parlare dei temi della diversità, delle discriminazioni, della parità dei diritti e delle lotte che avvengono a un pugno dal nostro naso. Ed è proprio su Instagram che troviamo i promotori delle tematiche con maggiore influenza mediatica: Muriel De Gennaro, Cathy La Torre, Paolo Camilli, Nina Rima, Tasmin Ali. Tutti narrano, attraverso le loro storie e il loro impegno, di stereotipi e pregiudizi da abbattere e di normalità da vivere e condividere.

In netto distacco rispetto a Instagram, troviamo Facebook con il 7,8%, Twitter con il 6,8%, TikTok con il 4,5% e YouTube con il 2,6%.

5 trend sull’inclusività che i brand devono considerare nel 2021

Durante una diretta su YouTube, l’agenzia We Are Social ha condiviso i risultati del suo studio riguardo l’Influencer Marketing, la diversità e il ruolo sociale che i brand possono avere per il mondo e le community.

1. I contenuti inclusivi veritieri hanno un maggiore engagement

I creator che riescono a inserire in modo molto naturale i contenuti brandizzati nel loro feed, riescono a veicolare in maniera autentica il messaggio del brand, con maggiore successo della campagna. Quando il gap tra engagement rate di un post brandizzato ed engagement rate di un unbranded content è minimo, significa che l’obiettivo è stato raggiunto.

2. Conversare con i membri della community è un vantaggio reale

Il confronto con la community è un’opportunità per i brand di conoscere il proprio consumatore, di ascoltare le sue esigenze e di servirlo al meglio. Per crescere è necessario aprirsi al dialogo e allinearsi ai bisogni delle persone, sviluppando il business a partire dalle loro richieste.

3. Addio alle collaborazioni spot, benvenuto Tailored Journey con i creator

Le collaborazioni spot delle aziende young, cioè al primo approccio con l’influencer marketing, non hanno la stessa incisività di percorsi di lungo periodo. Per trasmettere un messaggio che venga recepito e assimilato dal pubblico del creator, è importante strutturale un Journey completo, facendo il salto da influencer ad ambassador.

4. Scegliere talenti internazionali rende i brand globali

Per portare all’attenzione del mondo eventi locali, i brand devono affidarsi a creator internazionali. Solo così possono trasformarsi in brand globali e rendere il proprio linguaggio universale, stabilendo un legame tra la cultura del posto e quella mondiale.

5. L’inclusività nella comunicazione genera il progresso nella società

Oggi brand e creator hanno l’enorme responsabilità di poter influire sul progresso della società. Secondo We Are Social, “i brand devono selezionare personalità credibili, che abbiano un forte punto di vista nei temi della diversità e dell’inclusione, per poter trasmettere in maniera efficace il proprio messaggio”.

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Fonti: Buzzoole, We Are Social.

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