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Le figure di influencer e content creator sono diventate centrali nel mondo della comunicazione digitale. Eppure, ancora oggi è tangibile una diffusa confusione tra le due professioni. Oggi proviamo a spiegarne le differenze, in modo facile, soffermandoci anche su ciò che le accomuna. 

Prima di addentrarci nei dettagli, partiamo dalla domanda delle domande: cosa fanno gli influencer e i content creator?

 

Content creator: chi è e cosa fa

Se mastichi l’inglese, saprai che content creator significa letteralmente creatore di contenuti, nello specifico creatore di contenuti per le piattaforme digitali. Non a caso il termine è intercambiabile con web content creator e digital content creator. 

Il content creator lavora nell’ambito del Content Marketing, per donare contenuti di valore agli utenti, grazie a competenze orizzontali che spaziano dalla grafica al copywriting. 

Ciò non significa che debba averle tutte: ogni content creator è unico e non è raro che sia specializzato esclusivamente in fotografia o in scrittura di contenuti per il web o in video making. È comunque indubbio che avere più competenze sia un punto a favore. 

Il content creator si inquadra quasi sempre come freelance e svolge la sua attività digitale per il proprio progetto impreditoriale o per i brand e le agenzie che lo ingaggiano. 

Il suo elemento distintivo sono proprio le competenze e le capacità: un content creator si impegna a fondo per esprimere il suo talento e per condividerlo. Non per fama, ma per diffondere contenuti utili e positivi per gli utenti digitali. 

Un esempio sono le migliaia di tutorial che troviamo online, da YouTube a TikTok. Sono video creati con lo scopo di intrattenere, più che di vendere. Spesso, anche di insegnare. 

 

Il content creator si ritrova nel terreno del branding, fatto di relazioni e legami creati con il pubblico intorno a valori, desideri, paure comuni. La comunicazione di brand è la culla della content creation e non ci stupisce che la Creator economy sia in continua crescita: nel 2020 ha registrato investimenti per oltre 800 milioni di dollari. 

Parliamo di numeri. I creator presiedono i social con community che vanno da poche migliaia di follower a milioni di follower. Ciò non significa che superata una certa soglia di seguito diventino in automatico influencer. 

I creator ci mettono la faccia, oppure decidono di non farlo. Vivono le community da vicino, hanno un dialogo sempre aperto con chi li segue. Non è detto che vogliano collaborare con le aziende, soprattutto se non rispecchiano i loro valori: tengono tantissimo alla loro credibilità e scelgono con cura i progetti da seguire.

 

Chi è e cosa fa un influencer

Secondo Treccani, l’influencer è un “Personaggio popolare in Rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori”. 

Già qui individuiamo la prima differenza con il content creator. La popolarità

Leggi anche: Cosa significa davvero la parola influencer

 

L’influencer è un personaggio pubblico, un po’ come lo sono i testimonial scelti per le campagne stampa, radio e tv. Hanno un’ampia esposizione mediatica e dominano uno o più canali di comunicazione digitale. 

Esempio lampante di influencer sono Chiara Ferragni o Mariano Di Vaio. Entrambi si affidano a team di professionisti per progettare e realizzare i propri contenuti online. 

L’influencer lavora nell’ambito dell’Advertsing: promuove prodotti, cause sociali, eventi, servizi, località turistiche, in base alla sua nicchia di pubblico. Vende, in sostanza, la sua immagine per portare notorietà riflessa all’azienda. Ecco perché, soprattutto i macro influencer e le celebrity, sono coinvolte in campagne di brand awareness più che in campagne di vendita, almeno sui social. 

In una campagna di Influencer Marketing, l’influencer (o il suo team) è coinvolto in prima linea nella parte creativa del brief, per rendere il messaggio quanto più coerente con il suo personal brand e i valori che incarna per il pubblico, senza snaturare l’obiettivo dell’azienda. 

In conclusione il vantaggio competitivo degli influencer risiede non tanto nelle competenze (almeno non del tutto), ma nella community, fondata su un lavoro minuzioso di personal branding, identità di brand, riconoscibilità e posizionamento in una nicchia di mercato.

 

Un influencer può essere un content creator e viceversa?

Finora, abbiamo delineato quali sono le competenze e i motivi per cui content creator e influencer vengono scelti dalle aziende. Le differenze sono nette, come hai notato, e ci auguriamo che adesso tu abbia un quadro più chiaro delle due professioni. 

Ma queste differenze comportano che un influencer non possa essere un content creator e un content creator non possa essere un influencer? Assolutamente no! 

Spesso le due figure di sovrappongono, soprattutto se facciamo riferimento a una fascia di influencer che rientra nella classifica dei micro-influencer e nano-influencer. Le loro community non superano i 100 mila follower, sono cresciute nel tempo grazie all’impegno e al talento, sia nella creazione dei contenuti sia nella capacità di saper utilizzare i social nel modo giusto, grazie a ore e ore di formazione. 

Micro-influencer e nano-influencer sono, quindi, spesso anche creator. Producono e progettano i loro stessi contenuti, rendendoli coinvolgenti e attraenti per gli utenti dei social. Proprio le loro capacità aprono le porte al mondo dell’Influencer Marketing, con collaborazioni spot e contratti annuali con aziende e agenzie, sempre più consapevoli della potenzialità dei creator. 

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